Non fidatevi dei detti

Il Secolo XIX

Basta con i falsi miti nati nel Medioevo: per smascherare le bugie ci aiuta la letteratura.

«”Ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti”. Non è un semplice timballo di maccheroni quello descritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa alla cena d’idillio fra Tancredi e Angelica. Seguendo il significato più generale del Gattopardo, la pietanza rappresenta la volontà di mantenere immutate le cose, ergendosi a immobilismo sociale e politico.

Matilde Serao racconta di una giovane sarta che sogna cibo esotico, quello che si trova solo sulle tavole nobili, costretta invece ad accontentarsi degli alimenti di stagione, considerati allora degradanti, adatti alle masse.

Cibo e letteratura. Fra simboli e descrizioni di abitudini alimentari ormai superate, le pagine di libri e romanzi aiutano a capire, e talvolta a sfatare, tradizioni e credenze comuni. “Dalla Bibbia a oggi la letteratura è piena di allusioni al cibo da cui attingere per capire il significato sociale ed eliminare i falsi miti. Quando decidiamo cosa mangiare, infatti, compiamo una scelta culturale importante” spiega Lorena Carrara, autrice del libro Intorno alla tavola. Cibo da leggere, cibo da mangiare, Codice Edizioni. La storia insegna che dietro ogni cosa si nasconde un significato: “I pitagorici erano vegetariani perché rifiutavano la società ateniese dedita al consumo di carne, una scelta politica e non solo alimentare”. E anche al giorno d’oggi tramite il carrello della spesa e quello che mettiamo nel piatto, è possibile definire una serie di valori, di scelte, di ideologie».

Irene Pugliese, Il Secolo XIX (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).