«La ricerca scientifica è la più importante e rivoluzionaria forma di cultura, frutto della democrazia.» Lo sostiene Roberto Defez, autore di Scoperta, terzo classificato al Premio Galileo 2019, intervistato per “Avvenire” da Silvia Camisasca. Defez analizza anche il problema dei “cervelli in fuga”, uno spreco di risorse a cui la comunità scientifica non deve assistere oltre.
Come reagire a questa crisi e al dilagare dell’antiscienza, che rischia di creare una vera e propria voragine tra il pubblico e la cultura della ricerca scientifica? «Occorre costituire una delegazione, in seno alla comunità scientifica, aperta al confronto con i protagonisti della scena pubblica, rispetto ai quali sappia imporre il ruolo della scienza». Occorre insomma riportare la scienza al centro della vita pubblica, perché un Paese davvero democratico ne riconosce il valore: «Non dimentichiamo che nei regimi totalitari la voce più flebile è quella degli scienziati e che nel caos prevalgono le grida dei più forti, non dei più autorevoli».