«Si possono immaginare alcune domande che sarebbe stato logico porsi, e se si fosse risposto onestamente alle quali, né il caso Stamina né quello Di Bella sarebbero mai accaduti. Sono domande che, partendo da istanze di mero buon senso, qualunque persona si trovasse a dover decidere su una materia non medica si farebbe prima di aderire a un’offerta, e che consentono di accettare la plausibilità e la pericolosità di innovazioni mediche che appaiono a prima vista promettenti. Quali competenze ed esperienze hanno coloro che propongono il trattamento? Ovvero i Di Bella di allora e i Davide Vannoni e Marino Andolina di oggi hanno alle spalle risultati controllati e competenze medico-scientifiche accertate che consentano loro di offrire ai malati, o direttamente o tramite una struttura sanitaria pubblica, i trattamenti in questione? Di fatto, Di Bella era uno sconosciuto e modesto fisiologo, senza alcuna competenza oncologica o esperienza clinica, Vannoni è un professore di psicologia con una laurea in Lettere e Filosofia, mentre Andolina è un ematologo che ha fatto alcuni trapianti di midollo, ma che non ha alcuna conoscenza di biologia delle staminali e di clinica delle malattie neurodegenerative, quelle stesse che l’«intruglio Stamina» pretende di trattare.
Volendo immaginare, cosa molto improbabile allo stato attuale delle scienze mediche, che anche in assenza di specifiche competenze o relazioni scientifiche qualcuno sia riuscito a inventare un trattamento innovativo per qualche malattia, è ragionevole e moralmente doveroso richiedere una descrizione completa delle procedure utilizzate per la preparazione dei trattamenti e gli effetti degli stessi. Dovrebbe, pertanto, essere specificato in qualche protocollo pubblico, sottoposto o meno che sia a una richiesta di brevetto, ovvero condiviso e discusso nell’ambito della letteratura scientifica, cosa contiene il trattamento e quali effetti provoca sui pazienti».
Questo estratto da Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza è stato pubblicato da Domenica – Il Sole 24 Ore (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
Quindici anni dopo la vicenda che vide protagonista Luigi Di Bella, con il caso Stamina l’Italia si è nuovamente trovata alla mercé di falsi profeti. Questi, facendo leva sulle sofferenze dei malati e dei loro parenti, e sfruttando una diffusa e generale ignoranza, sono quasi riusciti a destabilizzare le regole più avanzate della medicina e della scienza, mettendo a rischio il funzionamento stesso del Servizio Sanitario Nazionale. In Le cellule della speranza alcuni esperti e protagonisti della battaglia civile condotta contro le manipolazioni politiche del caso Stamina hanno ricostruito l’intera vicenda, inquadrandola alla luce di quanto oggi succede all’estero, dove ricerca e sperimentazione clinica sono impegnate ad approfondire le conoscenze sulle cellule staminali.
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