Le ceneri del Big Bang e la fuga delle galassie

Il Venerdì

«”Si può raccontare la scienza con i fumetti? Per un quarantenne come me, cresciuto a pane e graphic novel, è una scelta naturale”, dice l’astrofisico Amedeo Balbi, dell’Università di Roma Tor Vergata. “Il mezzo poi si presta bene, perché i disegni illustrano i concetti visivamente, e i testi risultano facili perché espressi in forma di dialogo fra personaggi”. Così Balbi, con il disegnatore Rossano Piccioni, ha realizzato Cosmicomic (Codice Edizioni), una graphic novel che narra la sequenza di ipotesi, scoperte e casi fortuiti che portò a individuare in cielo la “radiazione di fondo”, gli ultimi fuochi del Big Bang, l’evento esplosivo da cui si pensa sia nato l’universo 13,7 miliardi di anni fa.

La vicenda è famosa: nel 1965 Arno Penzias e Bob Wilson, due radioastronomi dei Bell Laboratories, impazziscono nel tentativo di mettere a punto un’antenna con cui misurare le microonde provenienti dalla Via Lattea, ma ovunque la puntino sentono un fastidioso rumore di fondo. Smontano e rimontano lo strumento, ma nulla da fare. Stanno per arrendersi, quando un collega racconta di aver sentito a un convegno due fisici dell’Università di Princeton ipotizzare che l’energia residua del Big Bang potrebbe essere percepibile come un micro segnale a microonde. Penzias e Wilson chiamano i colleghi di Princeton, che si precipitano all’antenna, valutano i dati, e confermano che sì, i due radioastronomi stanno da mesi ascoltando “le ceneri del Big Bang”, la prima prova che quell’evento sia davvero avvenuto e per la quale avranno il Nobel nel 1978.

“Ma la cosa che veramente volevo raccontare” dice Balbi “è come funziona la scienza moderna: un susseguirsi di ipotesi, errori, conferme. Einstein era convinto che l’Universo fosse statico, e, nel 1927, aveva un po’ strapazzato il belga George Lemaître che, usando le sue equazioni della relatività, era arrivato alla conclusione che il cosmo si stesse espandendo a partire da un “atomo primitivo”. Ma nel 1931 l’astronomo Edwin Hubble illustrò a Einstein lo strano fatto che tutte le galassie di cui lui aveva misurato il movimento sembravano “fuggire” da noi. Alla prima occasione pubblica Einstein ammise il suo errore e lodò Lemaître».

Alex Saragosa, il Venerdì (per leggere l’articolo originale, scarica il PDF a lato).

 

1964, Holmdel, New Jersey. Mentre mettono a punto un’antenna, due giovani radioastronomi captano un fastidioso, onnipresente rumore di fondo. Inizia così un’investigazione che li porterà a ripercorrere a ritroso mezzo secolo di storia della scienza, tra scoperte sensazionali e intuizioni ingiustamente trascurate, seguendo le tracce di scienziati noti e meno noti: dai mostri sacri Einstein e Hubble al prete-scienziato Lemaître, dal dissacrante Gamow all’eretico Hoyle. Ognuno di loro ha intravisto un pezzo della soluzione, ma nessuno è riuscito a ricostruire il quadro completo. E mentre la storia si dipana, prende corpo la possibilità che dietro a un banale ronzio possa nascondersi qualcosa di molto più importante, la risposta a domande che l’umanità si è posta fin dalla sua infanzia: come e quando è iniziato tutto quanto?

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