Jeffrey Sachs intervistato da Federico Rampini su Repubblica (luglio 2012)

La Repubblica

Sulla copertina della Cultura di Repubblica di oggi c’è il libro di Jeffrey Sachs Il prezzo della civiltà, appena pubblicato in Italia da noi di Codice.

A intervistare Sachs, economista tra i più influenti al mondo, è Federico Rampini.

Si parla di un tema che mai come in questi giorni ci è drammaticamente vicino e familiare: la crisi economica che dall’America si è propagata al mondo intero, e che affonda le sue radici in una profondissima crisi morale e sociale, nel declino delle virtù civiche tra le élite dell’economia e della politica mondiali.

Qui di seguito, l’inizio dell’articolo:

 

«Stiamo vivendo sotto gli effetti di un tracollo finanziario, ma la crisi finanziaria è solo una parte di un problema più vasto: le dinamiche sociali legate alla globalizzazione. Quel che sta accadendo nell’eurozona non si capisce altrimenti: come gli Stati Uniti, molte nazioni europee non hanno affrontato la dimensione sociale della globalizzazione; i ricchi si sono dissociati, abbandonando il resto della società al suo destino». Jeffrey Sachs è uno degli economisti più celebri nel mondo. Docente alla Columbia University di New York dove dirige lo Earth Institute, in passato Sachs ha esercitato la sua analisi e la sua verve polemica soprattutto contro due bersagli: il fallimento delle tradizionali politiche di aiuto allo sviluppo e la distruzione dell’ambiente. Nel suo ultimo libro, “Il prezzo della civiltà”, che esce in Italia da Codice Edizioni (con la traduzione di Giovanni Bono), il tema è ancora più vicino a noi: è la nostra crisi, le cause, la terapia per uscirne. Il titolo si riferisce alle tasse: parafrasando la definizione che ne diede Tommaso Padoa-Schioppa, Sachs vede nelle imposte il prezzo da pagare per la costruzione di una società solidale, un patto sociale inclusivo, un modo civile di convivere. In questa intervista, Sachs mi spiega anche perché la sua analisi rivaluta proprio il modello sociale europeo, nella sua versione più riuscita.

(…)

Nel suo libro lei non si occupa solo di economia, ma invoca la costruzione di una ‘società consapevole’. Più del capitale finanziario le interessa il capitale sociale, in particolare le ‘virtù civiche’.  E alla fine il modello che le piace di più lo trova proprio nella vecchia Europa?

C’è una parte dell’Europa che sta andando bene, ed è la Scandinavia. Io sono un socialdemocratico, ammiro il modo in cui i paesi nordici affrontano questa crisi. Non cercano di risolvere tutto attraverso i tagli alle spese sociali. Hanno trovato un felice equilibrio tra un modello industriale fondato sulle produzioni di altà qualità, le tecnologie avanzate, insieme con un notevole livello di investimenti pubblici a favore della scuola e delle politiche familiari. Sono paesi che non voltano le spalle ai poveri.

 

[Per leggere l’articolo completo basta scaricare il PDF a lato].