Del patrimonio genetico di Nelson Mandela e di altre storie meravigliose

«Quale sarà il nostro futuro? Per capirlo bisogna interrogare il passato, seguire migliaia di popoli lungo gli itinerari che nel corso dei millenni hanno forgiato il loro e il nostro destino: sono tutti gli antenati che hanno lasciato nel sangue e nel DNA umano tracce delle grandi migrazioni dell’Homo sapiens attraverso il Pianeta.

Su queste tracce lavorano per ricostruire l’epopea della nostra specie scienziati come Luca Cavalli Sforza, il maggiore genetista italiano ed ex direttore del Dipartimento di Genetica della Stanford University, e Francesco Cavalli Sforza, docente di Genetica e antropologia all’Università San Raffaele di Milano e coautore di vari libri insieme al padre. Li abbiamo intervistati su passato e futuro dell’umanità in occasione dell’uscita della riedizione rivista e aggiornata di Chi siamo. La storia della diversità umana (Codice Edizioni, pag. 448, euro 27).

 

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Oggi spostarci è molto più facile che in passato. Che effetti avranno a livello genetico viaggi, migrazioni e integrazioni tra popoli? Perderemo “biodiversità”?

Francesco Cavalli Sforza: Al contrario. Si perde varietà genetica quando tutti continuano a sposarsi tra gente molto simile, come succede nelle isole molto piccole o in certi villaggi montani sperduti, che sono infatti più a rischio di problemi genetici. Il meticciato invece aumenta la ricchezza dei corredi genetici degli individui. Poi, tra tutte le varianti che si generano, la selezione naturale farà propagare quelle più utili, con una rapidità proporzionale alla loro utilità. Un esempio: qualche anno fa si è scoperta in Lituania una variante genetica, estesa al 15 per cento della popolazione, che rende immuni dall’AIDS. Si ritiene che risalga a un’epidemia di peste di quattro secoli fa. Chi ha un gene che lo favorisce lascia più discendenti, e questa super dotazione immunitaria, per essersi estesa al 15 per cento della popolazione in 400 anni, deve avere portato un vantaggio notevolissimo. Aumentando la mescolanza genetica tra i popoli potremo avere più chance di trovare varianti utili come questa.

Il meticciato quindi ci renderà più resistenti alle malattie?

Luca Cavalli Sforza: Più i patrimoni genetici di padre e madre sono diversi tra loro, più possono scaturire combinazioni vantaggiose. È il cosiddetto vigore degli ibridi. Se si incrociano due piante o due animali di razze diverse, di solito si ottengono individui vigorosi. Ora è ormai assodato che le differenze genetiche tra gli uomini di continenti diversi sono così piccole da rendere infondato il concetto di razza, però forse anche per l’uomo possiamo parlare di “vigore degli ibridi”.

Può spiegarci come funziona?

Luca Cavalli Sforza: Spesso i caratteri più utili all’organismo sono quelli “dominanti”, definiti così da Mendel perché compaiono sempre negli ibridi di prima generazione nati da genitori con caratteri diversi. Le caratteristiche utili, quindi, si possono ereditare anche da uno solo dei due genitori. Quanto più i corredi genetici di madre e padre sono diversi, tanto crescono le possibilità del figlio di ereditare una dotazione polivalente e vantaggiosa, con meno ripetizioni. Ad esempio solo chi, frutto dell’incontro di due corredi genetici poco simili tra loro, possiede due varianti del gene che codifica l’emoglobina può produrre sia l’emoglobina normale, sia la cosiddetta “emoglobina S”, ed è resistente alla malaria. Chi invece ha genitori più geneticamente simili tra loro e produce solo emoglobina normale può ammalarsi di malaria, mentre, specularmente, chi produce solo “emoglobina S” soffrirà di anemia. La varietà premia.

Francesco Cavalli Sforza: Questo ragionamento vale anche per l’anemia mediterranea che compare in alcune aree in Sardegna e in provincia di Ferrara.

E vale solo per le malattie?

Luca Cavalli Sforza: No, vale anche per alcune caratteristiche comportamentali, come la capacità di apprendere. Insomma, si ha una marcia in più. Individui fortificati da un patrimonio genetico composito sono per esempio Tiger Woods, per un quarto bianco, un quarto africano e due quarti asiatico. Oppure Obama o Nelson Mandela. Mandela in parte discendeva da una tribù di boscimani “San” e in parte da una tribù Bantu di agricoltori africani: gruppi “separati” da decine di migliaia di anni di evoluzione. Il meticciato è una vera speranza di miglioramento per l’umanità.

I vostri studi sottolineano come l’evoluzione culturale abbia avuto un ruolo fondamentale anche nel cambiare la nostra biologia.

Francesco Cavalli Sforza: Certo, basti pensare all’effetto di un’innovazione tutta culturale come il controllo del fuoco sul nostro corpo: abbiamo perso il pelo, perché per un animale coperto di pelliccia il fuoco è pericolosissimo.

Tornando al meticciato, possiamo sperare che quello culturale porti anch’esso vantaggi quanto quello biologico?

Sia la modesta differenza genetica tra le popolazioni umane sia la differenza culturale, che invece è molto forte, sono fattori che favoriscono la sopravvivenza della specie perché, per quanto l’ambiente possa diventare ostile, è più facile che ci sia qualche parte d’umanità che, o per le sue particolarità genetiche o per il suo stile di vita, può superare la crisi».

Giuliano Aluffi, il Venerdì (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).

 

CavalliSforza_ChiSiamo_stampaQuesto libro racconta com’è stato ricostruito il nostro passato, dai primi lontanissimi antenati fino alla vicenda di una minuscola popolazione umana, comparsa circa 100.000 anni fa, che si è diffusa sull’intero pianeta. La chiamiamo “uomo moderno”, e siamo noi.

Luca e Francesco Cavalli Sforza

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