«Nella tradizione occidentale, dai tempi di Omero in poi, gli ottimisti non hanno mai goduto di grande considerazione. Dopo gli anni Duemila, poi, sembravano del tutto scomparsi, sopraffatti dal crudo realismo dei fondamentalismi religiosi, dell’inquinamento globale, delle crisi finanziarie, dell’aumento delle diseguaglianze sociali (e il catalogo non si esaurisce certo qui). Sorprende allora l’uscita di un libro, Un ottimista razionale (Codice Edizioni, traduzione di Davide Fassio e Anna Lovisolo), che sfida pessimisti ed eco-catastrofisti: è opera di Matt Ridley, scrittore di scienza stimato da Bill Clinton e da Bill Gates, che lo ha recensito sul Wall Street Journal. Tratteggiando una storia dell’umanità dall’ascia di pietra al mouse del computer, Ridley sostiene che le nostre esistenze siano migliorate notevolmente se prendiamo in considerazione durata della vita, alimentazione, alfabetizzazione, distribuzione della ricchezza, e che lo scambio di beni abbia rappresentato la fonte principale del progresso umano. “Le previsioni di un futuro tetro dell’umanità non si sono mai avverate. Gli uomini -afferma- non sono solo più ricchi ma anche più in salute, intelligenti, altruisti, liberi, in pace ed eguali di quanto non siano mai stati.
Che cosa ha reso secondo lei così speciale l’Homo sapiens?
L’intelligenza e il linguaggio, da soli, non sono sufficienti a spiegare l’esplosione di prosperità che ha preso il via in Africa circa 200.000 anni fa, perché non ci fu nessun grande cambiamento nelle dimensioni del cervello, e le evidenze genetiche sembrano dimostrare che il linguaggio era già presente. Tecnologia e prosperità sono decollate quando i primi esseri umani hanno inventato l’abitudine allo scambio di beni e servizi. I grandi progressi sono stati provocati dal commercio.
Qual è la sua definizione di prosperità?
La riduzione del tempo necessario a soddisfare un bisogno. Ci vuole circa mezzo secondo, con la retribuzione media di oggi, per guadagnare il denaro sufficiente a tenere accesa una lampadina per un’ora. Nel 1950, servivano sette secondi. Nel 1880 erano necessari quindici minuti, per una lampada a cherosene. Nel 1800, sei ore per avere la medesima quantità di luce da una candela.
Ma il progresso non è di per sé un avanzamento. Perché, contro il parere dei più, lo reputa sostenibile?
Più rendiamo produttiva l’agricoltura, meno terra ci servirà. Più ricche rendiamo le nazioni, meno figli farà la gente. Più tecnologia inventiamo, meno dipenderemo dalle risorse naturali (e quindi ci saranno più foreste). Autosufficienza significa povertà, quasi per definizione, perché porta a consumare solo ciò che si può produrre. Autosufficienza significa povertà, quasi per definizione, perché porta a consumare solo ciò che si può produrre.
Lo sviluppo tecnologico, spesso, sembra opera più dei pessimisti che degli ottimisti.
Non sono d’accordo. I fatti dimostrano che le società ricche e ottimiste iventano nuove tecnologie molto più di quelle pessimiste. Voglio citare sei grandi inventori: Archimede, Al Khwarizmi, Fibonacci, George Stephenson, Thomas Edison e Steve Jobs. Ciascuno di loro viveva nel luogo più prospero e ottimista del mondo a quel tempo.
Le generazioni più giovani non stanno meglio di quelle dei padri.
Questo può valere per l’Italia, ma non per Cina, India, Ghana, Brasile, e per quasi ogni altro Paese. A livello globale, la persona media guadagna tre volte di più rispetto all’epoca in cui sono nato io, ha una vita più lunga del 30 per cento, senza contare che la mortalità infantile è calata del 70. I paesi con i più alti livelli di libero scambio hanno visto i miglioramenti più rapidi. Per di più abbiamo internet, che i nostri genitori non avevano».
Sebastiano Triulzi, La Repubblica (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
Nel bel mezzo della peggior crisi economica di sempre, Matt Ridley ci spiazza con un libro che non solo prevede, ma addirittura assicura un futuro di ricchezza e prosperità. Da diecimila anni a oggi, e in particolar modo negli ultimi due secoli, il benessere dell’uomo è aumentato a ritmo crescente. Reddito pro-capite, aspettativa media di vita, disponibilità di beni e risorse; in un mondo certo non perfetto ma migliore di quanto pensiamo, il trend a livello globale è innegabilmente positivo, ed è la prova che la Storia spinge sempre in una direzione. Proprio per questo, spiega l’ottimista razionale Ridley, non esistono ricette per un futuro migliore. L’invito che ci viene rivolto è di continuare a fare ciò che l’umanità ha sempre fatto per arrivare dov’è: scambiare idee, creare, innovare, migliorare.