Quando il nostro cervello “registra” una novità, la prima volta ha una reazione intensissima, poi pian piano si abitua e dalla percezione del nuovo si passa alla routine. Questo non succede con l’arte, che attiva l’iperstimolazione cerebrale ma anche quei processi che sono alla base della creatività: «piegare, frammentare, mescolare ciò che già c’era e dare vita a qualcosa di inedito». Ecco perché è importante investire sulla creatività, perché stimolarla conduce a tutte le innovazioni e «costituisce l’anima della scienza, che si nutre, per l’appunto, del gusto per l’eplorazione.» Una tesi che sostengono anche Anthony Brandt e David Eagleman, che dedicano una sezione del libro La specie creativa proprio al difficile compito degli insegnanti di coltivare il talento creativo degli studenti.
Su “Mind” Anna Rita Longo recensisce La specie creativa di Anthony Brandt e David Eagleman.
“La specie creativa” di Anthony Brandt e David Eagleman