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Newtown, cosa accade se il colpevole è il cervello?

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«Le radici del male. È dai tempi di Sant’Agostino, per arrivare a romanzieri visionari come Anthony Burgess di Arancia meccanica o Philip Dick di «Minority Report, che l’uomo si interroga su questo tema, dalle immense conseguenze giuridiche, religiose, sociali. La recentissima strage avvenuta nella scuola di Newtown, in Connecticut, lo ripropone in tutta la sua tragicità. Per spiegare come mai uomini come Adam Lanza compiano simili massacri, forse possono essere utili le più recenti scoperte delle neuroscienze comportamentali. Che studiano come il funzionamento (o eventualmente il malfunzionamento) del cervello incida sui comportamenti umani.

Linkiesta ha intervistato in merito Luca Sammicheli, docente di neuropsicologia forense all’Università di Bologna e psicologia forense all’Università di Padova. Insieme al professor Andrea Lavazza, studioso di scienze cognitive e neuroetica, associato al Centro universitario internazionale di Arezzo, il professor Sammicheli è autore con Andrea Lavazza del saggio Il delitto del cervello (Codice Edizioni). Saggio che vuole “unire una rilettura della criminologia in chiave biologica (come appunto suggeriscono le neuroscienze), con il dibattito nell’ambito della filosofia della mente sul riduzionismo cerebrale, metaforicamente rappresentato dal cervello che ‘uccide’ la mente”».

Dall’intervista di Linkiesta a Luca Sammicheli (per leggere il resto, cliccare QUI).




Andrea Lavazza, Luca Sammicheli - Il delitto del cervello

«In un senso siamo certamente uguali, tutti membri della specie Homo sapiens sapiens, e in un altro senso, noto e banale, siamo diversi l’uno dall’altro per gusti, percorsi di vita, scelte, valori. […] Ma forse oggi scopriamo che siamo irrimediabilmente diversi in dotazioni naturali, che la lotteria genetica ha un ruolo più importante di quello che pensavamo».

(Il delitto del cervello – Andrea Lavazza, Luca Sammicheli)

 

 

 

 

 

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