Dieci grandi idee e una metafora ricorrente per accompagnare il lettore nella ricerca del bene più sospirato e sfuggente: la felicità. Jonathan Haidt ricerca le basi neurologiche, psicologiche e morali della soddisfazione esistenziale, interpretando l’antica saggezza alla luce delle più recenti scoperte in campo genetico e psichiatrico. Partendo da un presupposto: la nostra mente è paragonabile alla coppia formata da un elefante ostinato e dal suo guidatore, e la nostra felicità dipenderà dalla capacità di quest’ultimo di orientare la direzione dell’elefante.
Ogni capitolo analizza le regole che guidano la nostra vita sociale, dall’amore alla reazione alle avversità, dalla reciprocità – che ci induce a mostrarci più generosi con chi ci dà l’impressione di fare qualcosa per noi – alla realizzazione professionale. Ma scienza e filosofia bastano a spiegare cosa dà senso alla nostra vita? Haidt identifica alcuni strumenti, uno antico e due più moderni – meditazione, psicoterapia cognitiva e antidepressivi – che possono aiutarci a star meglio.
D’altronde, conclude Haidt, se gli interrogativi sul senso della vita in generale sono destinati a rimanere senza risposta, possiamo e dobbiamo cercare di dare un senso almeno alla nostra esistenza individuale e al nostro ruolo nella società.