Vittorio Bo

Il perché della nostra prima collana di narrativa – Lettera di Vittorio Bo ai lettori

Il 2013 è stato per noi un anno molto importante: abbiamo festeggiato dieci anni di vita e di libri.

Il 2014 lo sarà altrettanto. Ci vedrà lanciarci in un’avventura nuova: esordiremo con la nostra prima collana di narrativa.

Lasciamo quindi la parola a Vittorio Bo, il nostro presidente, affinché spieghi che cosa significa, per lui e per la casa editrice, questa grande novità.

 

«La lettura rappresenta per me un dato biologico, non ne posso proprio fare a meno; ne ho bisogno come di un elemento naturale, mi riempie e mi rinfranca, mi fa immergere in me stesso e in mondi che diventano miei, tutti miei, ma che sono al pari di tutti, se lo desiderano. È uno degli atti umani più ricchi in assoluto ed è uno dei segni di massima libertà civile, intellettuale, culturale. È una cosa bellissima e unica.

Sono cresciuto immerso nelle storie, nei racconti fantastici di tanti autori che sono spesso comuni a tanti lettori, come Salgari o Verne, e poi ho avuto grandi stagioni di veri e propri innamoramenti, direi ‘rapimenti’, come Dostoevskij, Tolstoj, e poi Thomas Mann, Kafka, ma anche tanti autori italiani come Verga, Pavese o Calvino.

Per me è stato naturale, a ventitré anni, fondare la mia prima casa editrice, il Melangolo, con alcuni amici del liceo. Il destino ha voluto poi per me altre storie, alcune senz’altro degne di racconto e di un profondo senso di lavoro condiviso, come la straordinaria avventura dell’Einaudi, e la fondazione di Codice Edizioni.

Devo molto a questi anni, e anche a quelli einaudiani, che per me sono stati fondamentali. In quel tempo, e ancora oggi, l’orgoglio di aver contribuito a portare in Italia o a far riscoprire autori come Alice Munro, Don DeLillo, Philip Roth, Javier Marías, Cormac McCarthy, e tanti altri che oggi sono consolidati e sicuri nelle abitudini dei lettori, ma che allora potevano rappresentare rischi e avventure non prevedibili sul mercato.

Non certo per la qualità, che è la prima cosa che un editore deve cercare ossessivamente, anche follemente. Sì, perché il fascino dell’editore è il connubio tra passione, ricerca, previsione, ma anche racconto e sfida del futuro, quale che sia la storia che si racconta e che da noi viene letta. Ma deve essere o apparire vera, inedita, sorprendente. E senza qualità di scrittura, di creazione di un mondo nuovo, di una relazione forte e unica con il lettore, i passi sono corti e si perdono.

Per me pubblicare narrativa con la mia casa editrice, Codice, è riannodare un filo interrotto, un dialogo che, in occasione del decimo anno di lavoro vorrei poter portare avanti insieme agli amici lettori. Perché chiunque legga un libro è, virtualmente, un mio amico. È difficile oggi accettare nuove sfide, ma è per questo che ho voluto iniziare la collana di narrativa con un libro che parla di speranza, di felicità, di ideali: Arcadia, di Lauren Groff.

Ho una sola ambizione: pubblicare libri belli, ricchi, con storie di quelle che quando le finisci un po’ ti dispiace. Storie che vengono da tutto il mondo, e che possono trasformare chiunque di noi, sdraiato sul proprio divano, nel viaggiatore cosmopolita più incantevole e sognatore che sia dato di questi tempi.

Grazie a tutti per l’aiuto che vorrete dare a queste storie nel trovare le loro case, i loro divani, i loro lettori».

Vittorio Bo

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