– Nuove uscite –
Saggistica: La resilienza del panda di Cyrille Barrette
Dal 10 settembre in libreria e in e-book La resilienza del panda di Cyrille Barrette.
«Da quindici anni, a dicembre, l’agente letterario John Brockman tira fuori il suo schedario e chiede a un nutrito gruppo di scienziati e scrittori famosi di riflettere su una domanda. Tipo: quale nuovo concetto scientifico migliorerebbe il bagaglio di strumenti cognitivi di tutti? Oppure: su che cosa hai cambiato idea?
Quest’anno i relatori di Brockman (me compreso) hanno accettato di concentrare le loro riflessioni su questo tema: di che cosa dobbiamo avere paura?
Ci sono il fiscal cliff, la crisi europea, le continue tensioni nel Medio Oriente.
Ma le cose che potranno accadere di qui a venti, cinquanta, o cent’anni? La premessa, come ha detto lo storico della scienza George Dyson, è questa: «Le persone tendono a preoccuparsi troppo di cose per cui non ha senso preoccuparsi, e a non preoccuparsi abbastanza di cose per cui avrebbe senso farlo».
Al progetto hanno contribuito centocinquanta collaboratori, e il risultato è una raccolta di saggi appena pubblicata, intitolata “What *Should* We Be Worried About?” (scaricabile QUI).
Alcuni di questi saggi sono un po’ troppo disinvolti; forse suona confortante dire che «l’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è la preoccupazione» (come diversi contributor hanno suggerito), ma chiunque abbia vissuto cose come Chernobyl o Fukushima la pensa diversamente. Sopravvivere alle catastrofi richiede piani di emergenza, cioè la stessa cosa che richiede l’evitarli.
Molti saggi però sono profondi, e si concentrano su un’ampia gamma di sfide per cui la società non è ancora adeguatamente preparata».
Gary Marcus, The New Yorker (per continuare a leggere, clicca QUI).
George Dyson, di cui si parla molto in quest’articolo, ha pubblicato con noi La cattedrale di Turing. Le origini dell’universo digitale.
«È possibile inventare una singola macchina che possa essere usata per calcolare qualunque successione calcolabile». Con queste parole Alan Turing, il leggendario matematico che riuscì a decrittare il codice Enigma dei nazisti, immaginò nel 1936 l’esistenza di quello che per noi oggi è un oggetto più che quotidiano: il computer. Quasi vent’anni dopo, nel 1953, un gruppo di fisici e ingegneri, guidati dal genio e dalla determinazione di John von Neumann, diede forma alla profetica intuizione di Turing e costruì a Princeton il primo calcolatore programmabile, dedicato inizialmente ai calcoli balistici per l’industria militare. Con una potenza di calcolo di appena 5 kilobyte – la stessa che oggi serve a malapena a muovere il cursore sui nostri schermi – von Neumann e i suoi mossero i primi passi nel neonato universo digitale. E il mondo non sarebbe mai più stato lo stesso.