La politica online e il suo lato oscuro

L'Eco di Bergamo

«Umberto Eco ha dichiarato in una conversazione con Stefano Bartezzaghi che Richard Nixon ha perso le elezioni contro J.F. Kennedy nel 1960 perché si era presentato in tv con la barba malfatta. In realtà, nella discussione, durata un’ora davanti a 75 milioni di americani, Kennedy strappò all’avversario uno dei suoi cavalli di battaglia, la polemica contro l’Urss, e Nixon dovette acconsentire, cosa che, come dicono gli esperti, non si deve mai fare in un dibattito. Le telecamere mostrarono a quel punto il candidato repubblicano con l’aria stanca, barba lunga e sguardo malinconico, quasi depresso. Aveva perso a causa di quella inquadratura? Da quando c’è la televisione le campagne elettorali sono cambiate. La possibilità di guardare da vicino il candidato, stando seduti nel salotto di casa, ha mutato, e di molto, le cose.

Ma allora come ha fatto Grillo a vincere le elezioni senza andare in televisione? E Bersani, dato per vincente, come ha fatto a perderle, l’avevano rasato male? E Berlusconi, perché non gli è bastata la continua presenza nei talk-show per vincere? Sui giornali e nella rete impazza il dibattito sull’uso del web da parte del Movimento 5 Stelle. Alcuni sostengono che sia stato il web, in particolare i social network, a dare a Grillo il vantaggio sui partiti tradizionali; altri, al contrario, mettono in luce che nei social (Facebook e Twitter) i candidati del Pd, come del Pdl, siano stati più presenti di quelli del movimento di Grillo. Inoltre, il blog di quest’ultimo -uno dei più seguiti nel mondo- sarebbe verticale, ovvero incentrato sul fondatore del movimento, e non una piattaforma orizzontale di discussione e interazione, aperta a tutti gli iscritti.

(…) Evgeny Morozov, giornalista, esperto di geopolitica, nato in Bielorussia, blogger e ricercatore universitario a Stanford, si è preso il compito di smontare alcune delle tesi che fanno del Movimento 5 Stelle il partito informatico del futuro. Morozov ha pubblicato un anno fa presso Codice Edizioni un libro, L’ingenuità della rete, che smentisce un’idea diffusa: le tecnologie digitali alimentano solo cambiamenti positivi e funzionano come un vettore di sicura democratizzazione».

Marco Belpoliti, L’Eco di Bergamo

 

Evgeny Morozov - L'ingenuità della reteEvgeny Morozov, in antitesi al cyber-ottimismo di pensatori come Clay Shirky, spiega molto chiaramente come anche governi tutt’altro che democratici usino le piattaforme digitali piegandole ai loro fini. In Russia e in Cina gli spazi di intrattenimento online sono studiati apposta per spostare l’attenzione dei giovani dall’impegno e dalla partecipazione civile. Internet non è inequivocabilmente buona, insomma, Twitter e Facebook non hanno giocato alcun ruolo cruciale, e la rivoluzione sarebbe accaduta con o senza di loro.